Ricordo ancora la prima volta in cui mi sono bloccata. Avevo cinque anni e la strega di Biancaneve era appostata dentro il cespuglio d’ortensie blu. Io stavo guardando da una distanza di sicurezza, vedevo quei suoi occhi grandi spuntare da dietro le foglie larghe. Lì accanto stava passando mia nonna ignara di tutto. Ricordo che, con tutto il cuore, avrei voluto gridare, avvertirla, scalpitare, correre da lei, ma non lo feci. Ero letteralmente paralizzata dalla paura. Rimasi al mio posto, mentre le gambe non volevano saperne di muoversi e la bocca di parlare. Non mi mossi nemmeno quando la strega uscì dal nascondiglio e agguantò la nonna.
Ovviamente era solo un sogno, ma da allora seppi che la paura, o meglio il terrore, mi faceva quell’effetto. A un occhio esterno, a una valutazione superficiale, poteva quasi sembrare che io non volessi fare assolutamente nulla per salvare mia nonna, che io non avessi lottato con tutte le mie forze. Bastava gridare un pochino e scalpitare leggermente e invece no, non l’ho fatto e per questo verrò giudicata e mi saranno impartite lezioni di comportamento. Non importa chi sia il cattivo in questa storia, importa solo che io, secondo chi mi giudica, non abbia fatto tutto il possibile.
Stavo ripensando a questo mio incubo, al mio modo di comportarmi davanti a quello che temo e a quello che mi repelle perché in questi giorni si sente molto parlare di stupro e di come la donna debba reagire alla violenza carnale. Questo chiacchiericcio costante si è trasformato in un ronzio assordante, tanto da farmi sentire la necessità di scrivere questa mia specie di articolo.
Qualche giorno fa i giudici della Cassazione di Roma si sono pronunciati sullo stupro di una donna da parte di due uomini. I tre hanno cenato insieme, la donna ha assunto volontariamente dell’alcool, poi i due stupratori hanno portato la vittima in camera da letto e l’hanno stuprata.
La donna qualche ora più tardi ha raccontato “in modo confuso” la violenza subita.
La Corte d’Appello di Torino aveva condannato i due uomini applicando alla pena l’aggravante di “aver commesso il fatto con l’uso di sostanze alcoliche”.
Ora però, la Cassazione ha disposto un nuovo processo perché l’aggravante non può essere applicata in quanto i due stupratori non hanno somministrato l’alcol alla donna ma è stata lei a riempire il proprio bicchiere. Inutile dire che questo non è l’unico caso in cui noi donne non siamo state tutelate. C’è la ragazza di 18 anni violentata dal proprio istruttore di guida che non ha mai ottenuto giustizia perché indossava un paio di jeans che “non si può sfilare nemmeno in parte senza la fattiva collaborazione di chi lo porta”, così scrissero all’epoca i giudici. Per questo lo stupro divenne un atto sessuale consenziente.
Il comune denominatore in tutte queste scandalose sentenze è il nostro modo di reagire o non reagire alla violenza. Non importa quanto siamo terrorizzate o stordite, secondo quello che traspare, siamo noi il problema. Anzi, se devo dirla tutta, sembrano suggerire strategie per non farti stuprare o, se proprio ti capita, per far capire che si tratta di violenza carnale.
- Non indossare abiti seducenti o che non coprono adeguatamente la parte del corpo che più piace allo stupratore. Visto che ad ognuno piace una cosa diversa, copriti sempre dappertutto;
- Non bere a cena o alle feste. O meglio, puoi bere solo se sono gli altri a versarti dell’alcol nel bicchiere. Bisogna essere sempre pronte a tutto perché in caso di violenza carnale al tuo stupratore potrà essere applicata l’aggravante.
- Grida più forte che puoi mentre ti stuprano. Se per la paura la voce rimane strozzata in gola è colpa tua, lui non sta capendo la gravità della cosa.
- Non indossare i jeans ma solo pantaloni comodi e di due taglie più larghi. Così eviterai di sentirti dire che hai aiutato il tuo stupratore a sfilarteli perché da solo non ci sarebbe mai riuscito.
- Una volta violentata prendi un taccuino e cerca di scrivere per filo e per segno tutto ciò che ti ha fatto. Questo passaggio è importante perché può succedere che dopo la violenza tu ti possa sentire confusa e non volendo potresti spingere qualcuno a credere che ti stia inventando tutto.
Tutto questo è assurdo e l’indignazione è d’obbligo.
E allora ben venga la decisione della Spagna di apportare delle modiche alla legge sullo stupro, limitando l’interpretazione da parte dei giudici.
Se la donna non dice chiaramente SI , verrà considerato stupro.