Le straordinarie imprese della squadra del Frosinone, che pur rappresentando un piccolo capoluogo di provincia per ben tre volte negli ultimi 8 anni è riuscito ad approdare in serie A, ci ha spinti a curiosare negli archivi per ricercare i calciatori nativi della provincia frusinate che nel passato sono riusciti ad esordire nel massimo campionato di calcio Italiano. I numeri non sono eclatanti, soltanto 19 calciatori, nella loro carriera sportiva, possono fregiarsi di essere scesi in campo nella massima serie, anche se quattro di essi (Giannichedda, Palombo, Ogbonna e Zappacosta) hanno avuto anche l’onore di vestire la maglia della Nazionale maggiore. Caso a parte la storia di Delio Onnis, nato a Giuliano di Roma, piccolo borgo della Ciociaria, dove la famiglia si era trasferita dalla Sardegna, che diventò una stella di prima grandezza nel campionato francese senza mai giocare in Italia.
Le città che vantano il maggior numero di calciatori giunti in Serie A sono Sora, con ben quattro giocatori, e Pontecorvo con 2. Ceccano, la mia città, è presente con soltanto un giocatore, Augusto Ive, nato nella città fabraterna il 18 luglio 1944 ed esordiente in serie A con la maglia della Spal contro il Napoli il 6 settembre del 1965 allo stadio San Paolo.
Dopo svariati tentativi di contattarlo telefonicamente (Augusto vive a Santa Marinella e raramente torna a Ceccano), siamo riusciti finalmente ad incontrarlo grazie all’aiuto del cugino Antonio Mattone, e sono state due ore meravigliose di racconti, di aneddoti e personaggi sportivi che hanno fatto la storia del calcio italiano. Augusto ci ha travolti ed affascinati per la precisa ricostruzione della sua carriera, non solo dal punto di vista sportivo, ma soprattutto per i rapporti umani che il suo carattere estroso ed aperto riusciva ad intrattenere con compagni, allenatori, presidenti e tifosi, che ancora lo acclamano a distanza di tanti anni.
Il suo entusiasmo contagioso ci ha consentito di ricostruire le sue origini ceccanesi, i suoi primi calci nelle giovanili della Roma, fino all’esordio in serie A e B nel giro di pochi mesi nella stagione 1965-1966 con le maglie della Spal e della Reggina ed infine gli ultimi anni della sua carriera.

Il padre Silvio, nato in Austria, militare di carriera, dopo l’8 settembre del 1943 si trova di stanza a Ceccano, inquadrato nel rinato esercito italiano di supporto alle truppe alleate, soprattutto nelle azioni di contrasto agli sbandati e contro le efferatezze delle truppe marocchine contro la popolazione. Qui si innamora della ceccanese Laura Filippi, e nel luglio del ’44 nasce Augusto in località Celleta, dove la famiglia della madre si era rifugiata dopo il passaggio del fronte. All’età di tre anni la famiglia Ive si trasferisce a Roma, presso la caserma Cecchignola, dove Augusto vive la sua infanzia rincorrendo come tutti i ragazzini dell’epoca una palla di stracci fino al giorno “fatidico”, quando sui muri quel quartiere San Giovanni viene affisso un manifesto della Roma Calcio, che organizzava presso il campo della Romulea un provino per i ragazzi. Augusto e i sui amici accorrono ma trovano centinaia di ragazzi e qui i primi aneddoti del racconto di Augusto: non ha le scarpe idonee, quindi gli prestano un paio di scarpini ma di due numeri più grandi. Nonostante questo i suoi guizzi, il tiro bruciante e una tecnica innata nel trattare la palla non sfuggono agli osservatori tra la moltitudine dei ragazzi in prova ma, secondo inconveniente. Nel registrare il suo nome, un osservatore sbaglia il cognome e viene iscritto nella lista con il cognome Verzega. Per cinque mesi è impossibile rintracciarlo, fino a quando la perseveranza di un osservatore che era rimasto impressionato dal ragazzino lo rintraccia e finalmente Ive entra nel settore giovanile della Roma.

Nelle giovanili giallorosse diventa titolare e partecipa al torneo di Viareggio assieme ad altri giovani di belle speranze: Ginulfi, Carpenetti, De Sisti. Entra di fatto nel giro della prima squadra, in particolare per la stima dell’allenatore Masetti, che lo etichetta come un “nuovo Guaita” anche se al giovanissimo Augusto questo appellativo dice poco, non conoscendo i trascorsi del grande attaccante argentino nella Roma degli anni trenta fino ad arrivare a conquistare il titolo mondiale con l’Italia nel 1934!
Nel 1962, appena diciottenne, ecco il ritorno a Ceccano sotto forma di amichevole della Roma Primavera contro la squadra locale, tornata in 1^ categoria dopo i fasti dell’Ex Annunziata Calcio degli anni cinquanta. L’emozione di quel giorno con la maglia della Roma nella città dove ancora aveva tanti amici e parenti traspare ancora oggi ma il legame è così forte con le sue radici che in quella torrida estate del ’62, Augusto non riesce a dire di no allo zio Leandro Mattone (vecchia gloria del calcio ceccanese) che lo invita a partecipare con la squadra della “Piazza” al Torneo Rionale, particolarmente sentito nella Ceccano calcistica dell’epoca. La “Piazza”, grazie ai suoi gol, vince il torneo ma Augusto, martoriato dai terzini delle squadre avversarie, avverte i primi problemi al menisco della gamba sinistra, che lo costringerà poco tempo dopo ad operarsi.

Questo gli costa parecchi mesi di stop e i dirigenti della Roma, cui aveva nascosto l’infortunio patito in un torneo amatoriale, decidono di mandarlo in prestito in serie C ad Avellino, dove si comporta bene soprattutto in coppia con Lucio Mujesan, vecchio compagno nelle giovanili della Roma. Le buone prestazioni gli valgono l’attenzione addirittura di Paolo Mazza, presidentissimo della Spal e già ex selezionatore della nazionale italiana nell’infausta spedizione nei mondiali del 1962 in Cile.
Approdato nella squadra estense, allora militante in serie A, Augusto si trova in compagnia di giovani di grande avvenire come Fabio Capello ed Edy Reja, ma anche di maturi giocatori come l’argentino Oscar Massei e Osvaldo Bagnoli. Sarà proprio Massei a mettere il giovanissimo ceccanese sotto la sua ala protettrice e Augusto addirittura verrà convocato come titolare (all’epoca non erano consentite sostituzioni) per la prima partita del campionato contro il Napoli, appena tornato nella massima serie. Ed ecco l’esordio, davanti ad oltre 70.000 persone, del giovane ceccanese, che ben si comporta anche se l’allenatore Petagna non lo schiera nel suo ruolo naturale, ma bensì gli ordina di marcare Juliano, l’elemento più tecnico del Napoli. Lo schema dà ragione all’allenatore fino a portare la Spal in vantaggio, ma il brasiliano Canè, in giornata di vena (autore di una tripletta) supportato da Altafini e Sivori alla fine riusciranno a far prevalere il Napoli per 4 a 2. Subito dopo, ad Augusto si riacutizza il dolore alla gamba operata e preferisce così trovare più spazio nella Reggina in serie B, dove addirittura segna un bellissimo gol all’esordio contro il Monza (5 dicembre 1965).

Dopo aver superato le conseguenze di infortuni vari nella stagione precedente, anche se segnati dall’esordio in serie A e B, finalmente nella stagione 1966-1967 con il ritorno ad Avellino, una delle pretendenti alla vittoria finale del girone meridionale della serie C, trova la sua stagione migliore realizzando ben 15 gol, anche se Augusto rivendica altri 3 gol classificati come autoreti ma per leggere deviazioni dei difensori che ancora oggi lo fanno indispettire!
A proposito di questa bellissima stagione negli Irpini, da ricordare in particolare la partita contro il Frosinone al Matusa, nella quale Augusto regala ai tanti ceccanesi presenti sugli spalti per ammirarlo, una prestazione eccezionale seppur marcato da un vero e proprio mastino, Pietro Del Sette, realizza infatti il gol vittoria dell’Avellino, oltre a prendere un palo e vedersi annullata un’altra rete.
Dopo questa bellissima stagione ricca di gol, torna finalmente a Roma che dopo anni di anonima spera di tornare allo scudetto affidandosi al famoso allenatore Helenio Herrera. Augusto partecipa alla preparazione precampionato con altri giovani e finalmente esordisce con la maglia giallorossa, seppur in amichevole al Flaminio, contro la Ternana l’11 settembre 1968, la partita finirà 3 a 3 e Ive pur comportandosi bene non avrà altre occasioni di giocare con la Roma.
Dopo la breve parentesi nella Roma inizia a girovagare per importanti piazze calcistiche, ma di serie C (Casertana, Potenza e Siena) e in serie D (L’Aquila, Angolana ed infine Lanciano). Ognuna di queste esperienze è contraddistinta da tanti ricordi e amicizie incancellabili, ad esempio a Siena, prima dell’incontro clou con l’Ascoli che valeva il campionato, l’estroso Ezio Vendrame, che giocherà poi con il Vicenza e il Napoli, con la sua chitarra e le sue storie terrà compagnia ad Augusto e i suoi compagni fino alle quattro di mattina! I tanti scherzi con il mitico portiere Alberto Recchia, secondo Augusto uno dei migliori portieri da lui conosciuto, quando i portieri volavano da palo a palo e uscivano come kamikaze! O ancora l’amicizia fraterna con Alfio Riti, nata ad Avellino e durata una vita… a Lanciano resta memorabile una sua cinquina durante la partita contro il Monopoli, impresa realizzata da pochissimi giocatori in Italia.

Nei tabellini da me trovati in rete la carriera di Ive termina nella stagione 1972-1973, appunto con la maglia del Lanciano per un totale di 9 stagioni tra i professionisti con 223 presenze e 43 reti realizzate. Il vulcanico Augusto mi ha poi raccontato la seconda giovinezza, sempre dettata dal suo amore sconfinato per il pallone, dopo essere stato assunto nella squadra aziendale della Maia Cat, dove successivamente lavorerà per circa 30 anni, continuerà a giocare e a segnare nei campionati dilettantistici laziali (Albano, Pomezia, Ceccano, Romana Gas e ultime stagioni con il Gerano e il Capena) fino alle soglie dei quarant’anni non disdegnando anche la partecipazione ai tornei amatoriali. Augusto ha anche frequentato il corso di Coverciano, ma di fatto non ha mai svolto l’attività di allenatore, restando un appassionato di tutti gli sport, anche della scherma, dove una delle figlie eccelleva, segue sempre la Roma e forse – aggiungiamo noi – un attaccante con il suo scatto e tiro bruciante ancora oggi sarebbe servito!
Luigi Compagnoni