di Luigi Compagnoni
Il 27 gennaio scorso durante la manifestazione “il giorno della memoria” organizzata dalla Prefettura di Frosinone sono state consegnate le Medaglie d’Onore ai cittadini Italiani, militari e civili, deportati e internati nei lager nazisti e destinati al lavoro coatto per l’economia di guerra. Per la nostra città erano presenti i familiari di sei ex internati oggi scomparsi ed uno ancora vivente, Tommaso Pizzuti classe 1918, di cui abbiamo già raccontato della sua drammatica esperienza di prigionia. Di questi, soltanto uno risultava censito con lo status di civile al momento della cattura da parte dei tedeschi e nonostante la giovanissima età subì la stessa dura prigionia dei soldati. Parliamo di Luigi Di Mario la cui storia di ex deportato civile , fino ad oggi poco nota a Ceccano, è stato possibile ricostruire sulla scorta dei ricordi del figlio Felice , ex dipendente comunale ,sulle notizie tratte dalle schede degli ex IMI conservate nell’ archivio tedesco di Arolsen e soprattutto sulla base della descrizione di eventi ed episodi bellici accaduti a Ceccano nel 1943-44, così come riportati in alcuni passi dei libri “il dolore della memoria” di Angelino Loffredi e Lucia Fabi e la “La Badia nella tormenta“ di Padre Gioacchino Passionista , fatti che coinvolsero un giovane ragazzo fino a sprofondarlo dietro i reticolati di uno dei campi di concentramento nazisti più tristemente famosi per la crudeltà riservata agli internati: Dachau!
Luigi Di Mario nasce a Ceccano nel 1925 e all’epoca dei fatti che lo coinvolsero ha appena compiuto 18 anni, il concatenarsi di una serie di circostanze ed eventi lo rendono vittima inconsapevole di una durissima rappresaglia attuata dai tedeschi a Ceccano nella contrada Maiura di cui soltanto oggi è possibile ricostruire la sequenza cronologica alla luce delle cause scatenanti e il contesto che lo determinarono così come descritto nei libri di memoria storica locale citati.

A Ceccano erano presenti degli sparuti gruppi partigiani a contrastare i tedeschi e nel pomeriggio di domenica 20 novembre 1943 compiono un atto incredibile e sostanzialmente autolesionista. In perlustrazione nelle contrade Maiura e Cardegna incontrano due soldati tedeschi e fra questi un maresciallo. Li disarmano, li privano degli stivali e li inviano a piedi nudi presso il comando di appartenenza dislocato in località Le Cocce nella proprietà Mastrogiacomo. Ma commettono anche una bravata lasciando un biglietto firmato “Fra Diavolo” in cui sfidano i tedeschi a battersi presso la Badia il giorno appresso. La velleitaria azione dei partigiani si cala in una contrada dove la presenza dei tedeschi è particolarmente numerosa infatti nel raggio di pochi chilometri sono acquartierati in ben cinque alloggiamenti presso fabbricati requisiti ai proprietari con un reparto di sussistenza che si erano già resi responsabili di razzie e efferati delitti nei confronti della popolazione civile e l’indomani, per vendicare l’affronto subito , scatenano una capillare azione di rappresaglia con circa 200 soldati che perlustrano le zone circostanti le due contrade fino a spingersi sopra il crinale di monte Siserno .

Questo l’antefatto, nel primo pomeriggio del giorno dopo, durante l’azione di rastrellamento attuata dai Tedeschi , Luigi si aggira come tanti suoi coetanei alla ricerca di qualcosa per sfamarsi poco lontano dalla sua abitazione , lungo l’attuale strada statale Frosinone-Gaeta, a poche centinaia di metri dall’incrocio che porta alla Badia dei padri Passionisti, del tutto ignaro di ciò che è successo il giorno prima e soprattutto dell’azione di rappresaglia che i tedeschi stanno mettendo in campo .Il punto preciso della sua posizione , ci è stato indicato dal figlio Felice, si trova in corrispondenza di un ponticello che all’epoca incanalava l’acqua di un piccolo fossato verso il Sacco , oggi risulta quasi del tutto interrato , da quel punto è possibile gettare lo sguardo per un lungo tratto di strada fino all’incrocio con l’attuale via della Valle e oltre. Luigi vede la polvere sollevata dalla camionetta tedesca sulla strada -allora brecciata- mentre si avvicina e si impaurisce a tal punto che seguendo un naturale istinto cerca riparo nel ponticello sottostante ma i suoi movimenti sono stati già notati dai militari che equivocando sul suo atteggiamento, lo raggiungono e con forza lo spintonano sul mezzo.

Luigi tenta disperatamente di far capire che non ha fatto nulla contro i soldati ma la difficoltà di comprensione della lingua rende impossibile ogni dialogo ma soprattutto considerando la particolare durezza del reparto a cui appartenevano i militari tedeschi la sua sorte appare segnata! Il povero Luigi viene portato direttamente nel carcere di Frosinone. A differenza delle altre vittime della rappresaglia che invece restano prigionieri a Ceccano e nei giorni successivi grazie all’intercessione di Padre Gioacchino Passionista saranno liberati .Gli eventi e circostanze negative si accaniscono ancor di più verso Luigi nonostante la sua totale estraneità ad attentati contro il nemico tedesco , da Frosinone senza che nessuno sia a conoscenza delle sue sorti o possa intervenire a sua difesa , viene trasferito prima a Pico , dove mani compassionevoli gli metteranno una giacca fuori misura sulle gracili e tremolanti spalle di ragazzo,poi a Roma da dove con un treno piombato verrà trasferito assieme ad altri sventurati in Germania dove arriverà nel gennaio del 1944 per essere internato nel famigerato lager di Dachau a pochi chilometri da Monaco di Baviera . Il trattamento che le guardie del lager riservano al giovane ragazzo sono le stesse riservate ai militari internati, i ricordi di Luigi, come ci racconta il figlio Felice nei rari momenti che riusciva ad aprirsi in famiglia nel ricordare la sua prigionia, parlavano di sevizie e continue percosse anche per i fatti più banali che sommato a privazioni di una misera razione alimentare lo sprofondano nella più cupa disperazione!

In questa drammatica sequenza di eventi che inconsapevolmente travolgono Luigi fino a farlo precipitare in un lager nazista , accade finalmente una circostanza favorevole e del tutto inattesa : un giorno mentre è addossato ad un reticolato e maneggia nella tasca le poche bucce di patata che è riuscito a racimolare, durante un ispezione un ufficiale tedesco (nei ricordi di Luigi … “ aveva sul petto tante medaglie” ) gli fa segno di avvicinarsi , Luigi titubante esegue di malavoglia l’ordine , pensando forse ad una perquisizione per le poche bucce di patata che aveva addosso , e dopo essere stato osservato per qualche minuto dal gerarca nazista viene prelevato dal lager .
La sua nuova destinazione, dopo alcuni mesi di permanenza a Dachau, è nella vicina Monaco di Baviera, sempre destinato al lavoro coatto ma questa volta non in una fabbrica o miniera come destinato ad altri internati italiani ma al centro di produzione cinematografica BavariaFilmKunst , il più importante centro di propaganda nazista che lo stesso Hitler incentivava con ingenti risorse finanziarie per celebrare la gloria del III° Reich. Il protagonista assoluto della macchina propagandista fu Joseph Goebbels, braccio destro del fuhrer , che istituì la BavariaFilmkunst nel 1939 , la Germania nazista fu così in grado di scatenare anche attraverso lo schermo la sua grande offensiva militare ed ideologica .Luigi è addetto assieme ad altri deportati Italiani , ricordava in particolare tale “Macera Pasquale” originario di S. Giorgio a Liri, all’ inserimento delle bobine per la proiezione dei film che la propaganda nazista visiona in anteprima e diventa muto testimone dell’ennesima follia nazista protesa nella vana ricerca di affermare la supremazia razziale e ideologica del III° Reich sul resto del mondo .
Il centro di produzione cinematografica ha continuato la sua vita ed oggi si chiama Bavaria Filmstadt e costituisce uno dei più grandi complessi cinematografici e televisivi d’Europa ed è diventato un centro di attrazione turistica, frequentato annualmente da circa 300.000 visitatori ma della produzione dei film nazisti e della presenza dei deportati durante il periodo bellico si è perso il ricordo.
Luigi viene liberato dagli Americani nell’aprile del 1945 e nel mese di luglio dello stesso anno, riesce finalmente a tornare a Ceccano portandosi nel cuore la sua drammatica esperienza vissuta in giovanissima età e che lo accompagnerà per tutta la sua breve vita, infatti dopo aver lavorato come operaio nel saponificio Annunziata, muore nel 1977 a soli 52 anni.
