La Mancha è un territorio ostile e surreale. Lievi colline verdi che diventano gialle o ocra, zone desertiche e ventose, costellate un tempo da mulini e oggi da migliaia di pale eoliche. Temperature altissime, sole e calore che compromettono vista e lucidità. In questo scenario lunare, avere delle allucinazioni era ordinario. Il genio di Cervantes, maestro della letteratura spagnola del seicento, una vita degna di un romanzo, generò in questo scenario un eroe destinato a diventare immortale: Don Quixote de la Mancha. In una società appassionata di letteratura cavalleresca e di imprese epiche, questo vecchio allucinato cialtrone sconvolse mode e consuetudini, cambiando per sempre la letteratura spagnola, che in quegli anni era il centro del mondo. Terry Gilliam ha avuto una vita altrettanto romanzesca. Le sue produzioni hanno sempre avuto esistenze tormentate e complicate, ultima proprio L’uomo che uccise Don Chisciotte, il film maledetto che sembrava impossibile ormai vedere realizzato. Mi sarebbe piaciuto essere lì, il giorno della prima del film, a vedere le lacrime di gioia di un maestro indiscusso della settima arte che assisteva al coronamento di un sogno durato 25 anni. Chiaramente, il film non è la trasposizione puntuale delle avventure di Don Chisciotte. Rappresenta invece un viaggio onirico, spettacolare, a tratti assurdo dentro la società di oggi, dove il più normale e umano è un vecchio pazzo rimasto intrappolato troppo a lungo dentro a un personaggio. C’è tutto nel film, modernità, messaggio politico, autobiografia. Difficile raccontare la trama, perché sarebbe un peccato andare a vederlo consapevoli di quello che succederà. Bisogna solo sedersi in sala, immergersi nel clima, dare la mano a Gilliam e farsi guidare da lui in un viaggio straordinario dentro la nostra anima. Straordinario Jonathan Pryce (meriterebbe la statuetta più preziosa). Molto abile Adam Driver, che si toglie finalmente di dosso la faccia lessa di Kai Lo Ren e ci mostra di essere un bravo attore. Un film che merita di essere visto, e che potrebbe essere l’ultimo di un maestro vero, un Quixote dei nostri tempi che non si è mai arreso alla forma e ha dimostrato a tutti di avere ragione.